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giovedì 18 aprile 2024 | ore 06:15

La Cina e i social

ComunicarÈ… libertà. I social network banditi in Cina. In quei luoghi dove non esistono, per lo meno nella forma in cui tutti noi siamo abituati a conoscerli e ad utilizzarli.
Comunicaré - La Cina e i social network (Foto internet)

Il Grande Fratello, prima di essere un programma televisivo, è il protagonista di un classico della letteratura inglese e mondiale intitolato ‘1984’. Il romanzo è un esempio di mondo distopico, ovvero il contrario dell’utopia, quindi una realtà in tutto e per tutto indesiderabile. Nel mondo descritto nel libro, tutti i cittadini sono controllati attraverso degli schermi bidirezionali che da un lato li controllano 24 ore su 24 (come nel programma tv, per intenderci) e dall’altro diffondono incessantemente proclami propagandistici che mettono il regime al sicuro dalla libertà di pensiero. George Orwell, l’autore del romanzo, immaginava in ‘1984’ un futuro imprecisato; ma c’è una realtà presente che, pur senza arrivare a questi estremi, ci assomiglia davvero tanto. E non si tratta di un programma tv condotto da Ilary Blasi.

Usare i social network in Cina

In questi giorni sentiamo parlare tanto di Cina per gli accordi bilaterali che il nostro Paese si appresta a firmare. Quello che non tutti sanno è che nella ben poco liberale Cina, i social network non esistono, per lo meno nella forma in cui tutti noi siamo abituati a conoscerli. La Repubblica Popolare Cinese assomiglia più di quanto pensiamo a ‘1984’ fin dall’entrata in funzione definitiva del cosiddetto ‘Great firewall’, un sistema che blocca l’accesso dal paese a una lista di siti web e indirizzi online fin dal 2006. Tra quelli banditi, spiccano appunto Facebook, Instagram e YouTube.

Le 'telecamere' di ‘1984’ si chiamano WeChat

In Cina regna sovrano WeChat, un social network nazionale che serve non solo per scambiare foto e video come noi facciamo con Whatsapp, ma anche per pagare con valuta digitale, chiamare un taxi, ordinare cibo a domicilio. Molto più di un semplice Facebook, insomma, bensì strumento che esercita una certa egemonia e che in qualche modo obbliga i cinesi a possedere un account, costringendoli così a cedere i loro dati personali al social stesso. Vivere in Cina senza WeChat può essere molto difficile. Allo stesso tempo, tramite WeChat il governo cinese è in grado di esercitare un controllo non indifferente: ecco, allora, che tutti i contenuti riguardanti Winnie Pooh sul social sono stati vietati in virtù delle molteplici prese in giro nei confronti del presidente cinese Xi Jinping. Il paragone, allora, giunge spontaneo: che WeChat sia l’anticamera delle “telecamere” del Grande Fratello?

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