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venerdì 03 maggio 2024 | ore 01:41

Profumo di castagne

"Oggi ho deciso di far contenti i miei nipotini, ho acceso il camino ed ho cucinato le castagne arrosto. Il profumo di fumo e di abbrustolito mi ricorda tanto la mia infanzia".
Sapori - Castagne

"Oggi ho deciso di far contenti i miei nipotini, ho acceso il camino ed ho cucinato le castagne arrosto. Il profumo di fumo e di abbrustolito mi ricorda tanto la mia infanzia.
Quando ero piccolo le castagne erano un frutto molto prezioso, ne dovevamo raccogliere più che ne potevamo per avere la sicurezza di averne per tutto l’inverno. Dovevano diventare colazione, pranzo e cena per tutta la famiglia. I miei nonni abitavano in collina ed avevano un castagneto, in questa stagione potevo saltare qualche giorno di scuola e tutta la famiglia si trasferiva da loro per fare la raccolta delle castagne. Quante spine nelle povere ditina avevo a fine giornata! Ma guai a lasciarne una per terra. Mi venivano consegnate delle ceste di vimini grosse forse più di me da riempire e portare a casa. Una volta riempite le rovesciavamo sull’aia per far sì che si asciugassero con l’ultimo tiepido sole autunnale poi però venivano messe sulle gretelle di legno sopra la stufa a legna della cucina in modo che il caldo ed il fumo le potesse seccare. Stavano sul focolare quaranta giorni circa e una volta secche si dovevano sbucciare. Per farlo le mettevamo in grossi sacchi di juta e con gran forza le battevamo in modo da staccare anche tutta la pellicina. A quel punto le castagne secche e pulite venivano messe in altri sacchi più piccoli per portarli al mulino per farne farina per la polentina oppure le ritiravamo nei cassettoni della madia intere per poterle mettere dopo un’ammollo di un giorno nel latte per la colazione della mattina. Di nascosto noi piccoli ne rubavamo qualcuna, duravano in bocca quasi tutta la giornata e immaginavamo di assaporare una caramella dolcissima. Ci accontentavamo di quel che c’era e ne eravamo felici dopotutto che energia ci regalava quel piccolo frutto per tutto l’inverno". (Nonno Pietro, fine anni ‘40)

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